Lontano dal mondo

Comprendere il ritiro sociale negli adolescenti

Nel mio lavoro con gli adolescenti mi capita di imbattermi sempre più spesso nel fenomeno del ritiro sociale. In questo articolo vorrei illustrare sinteticamente le cause alla base del ritiro sociale dei ragazzi e le possibili soluzioni. 

Il ritiro sociale in adolescenza è un fenomeno in cui un giovane si isola progressivamente dalla vita sociale, riducendo o interrompendo le interazioni con amici, familiari e il mondo esterno. Questo comportamento può manifestarsi con il rifiuto di andare a scuola, evitare attività di gruppo e passare la maggior parte del tempo chiuso in casa, spesso ma non necessariamente, davanti a dispositivi elettronici. 

Il fenomeno del ritiro sociale volontario tra i giovani in Italia, noto come “hikikomori”, ha registrato un aumento significativo negli ultimi anni. Secondo uno studio pubblicato nel febbraio 2025, la percentuale di adolescenti in ritiro sociale è passata dal 5,6% nel 2019 al 9,7% nel 2022, coinvolgendo quasi un giovane su dieci. 

Un’indagine del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e del Gruppo Abele ha rilevato che circa l’1,7% degli studenti italiani, pari a 44.000 ragazzi tra i 15 e i 19 anni, si definiscono hikikomori, mentre il 2,6% (67.000 giovani) è a rischio grave di diventarlo. L’isolamento imposto dalle misure per contenere la pandemia da Covid-19 ha contribuito ad aumentare la sintomatologia connessa al ritiro sociale. 

L’età più a rischio per il ritiro sociale è tra i 15 e i 17 anni, con cause che spesso iniziano a manifestarsi durante la scuola media. Le differenze di genere mostrano che i maschi rappresentano la maggioranza tra i ritirati effettivi mentre per quanto riguarda l’utilizzo del tempo, le ragazze sono più inclini al sonno, alla lettura e alla televisione, mentre i ragazzi preferiscono il gaming online. È importante notare che l’uso pervasivo del digitale è comune tra questi giovani, con differenze tra maschi, che prediligono i videogiochi, e femmine, più orientate verso i social media.

A mio parere tra le cause principali dell’isolamento emergono il senso di inadeguatezza rispetto ai coetanei e difficoltà nelle relazioni sociali, spesso caratterizzate da frustrazione e auto-svalutazione proprio in un’età delicata nella costruzione della propria identità sociale. 

L’ansia e la depressione sono le condizioni psicologiche che spesso accompagnano i ragazzi in volontaria reclusione che scelgono di isolarsi e scomparire come meccanismo di difesa dallo “sguardo dell’altro”. 

Quali sono i primi segnali del ritiro sociale? In genere questo fenomeno si realizza progressivamente ed è importante cogliere i segnali precoci e intervenire tempestivamente.

  • Cambiamenti nel comportamento sociale. Il ragazzo evita sempre più spesso gli amici e le attività di gruppo, declina inviti o inventa scuse per non uscire e mostra disagio o ansia in situazioni sociali.
  • Isolamento crescente. Il ragazzo passa molte ore chiuso in camera, anche durante i pasti, riduce al minimo le interazioni con i familiari, comunica prevalentemente tramite internet o social media, evitando il contatto diretto.
  • Problemi scolastici. Calo del rendimento scolastico, assenze frequenti o rifiuto di andare a scuola, disinteresse verso il futuro e mancanza di motivazione.
  • Alterazione del ritmo di vita. Inversione del ciclo sonno-veglia (dorme di giorno e resta sveglio la notte). Passa molto tempo su internet, specialmente in attività solitarie (videogiochi, social, forum). Perdita di interesse per hobby o passioni precedenti.
  • Cambiamenti emotivi e psicologici. Irritabilità o sbalzi d’umore, sensazione di inadeguatezza o bassa autostima, sintomi di ansia o depressione. 
  • Negligenza della cura personale, trascuratezza nell’igiene e nell’abbigliamento, Alimentazione irregolare o squilibrata.

Le cause che possono favorire il ritiro sociale possono essere molteplici e spesso interconnesse. Illustrerò sinteticamente qui di seguito, quelle che secondo la mia esperienza e la letteratura più attuale sembrano contribuire maggiormente al progressivo isolamento dei ragazzi. 

  • Ansia sociale e bassa autostima. Paura del giudizio altrui e difficoltà nel gestire le relazioni interpersonali.
  • Tono dell’umore deflesso e perdita di interesse nelle attività quotidiane e mancanza di energia.
  • Esperienze negative con i propri coetanei come ad esempio essere stati vittima di bullismo o cyberbullismo possono portare alla paura di esporsi.
  • Le difficoltà scolastiche e i problemi di apprendimento oppure pressioni scolastiche eccessive possono spingere al ritiro in quanto minano l’autostima e il proprio senso di efficacia.
  • Un contesto familiare iperprotettivo o conflittuale può influenzare il desiderio di isolamento.

Se non affrontato in maniera adeguata e con i giusti supporti, il ritiro sociale può portare a problemi più gravi come depressione cronica, difficoltà nell’inserimento lavorativo e, nei casi estremi, alla sindrome di Hikikomori, una forma estrema di isolamento sociale che può durare anni. Per far fronte ad un fenomeno così complesso è necessario, a mio parere, intervenire su più fronti, lavorando direttamente con il ragazzo e ingaggiando anche i genitori e altri adulti di riferimento. 

Oltre a riconoscere i primi segnali di un possibile disagio ed intervenire, rivolgendosi ad un professionista, è necessario fornire supporto e ascolto, evitando di colpevolizzare il ragazzo, mostrando empatia e comprensione. Inoltre, nel caso il ragazzo fosse già in una condizione di ritiro conclamata è importante proporre attività in modo graduale, senza pressioni e rispettando i suoi tempi. 

Ecco alcune indicazioni utili per il trattamento di situazioni di ritiro sociale:

  • Creazione di un ambiente sicuro: È fondamentale che i ragazzi si sentano al sicuro e accettati. Un ambiente positivo e privo di giudizi può incoraggiarli a esprimersi.
  •  Ascolto attivo: Prendersi il tempo per ascoltare le loro preoccupazioni e sentimenti è essenziale. Questo aiuta a costruire fiducia e a comprendere meglio le loro esperienze.
  • Attività di gruppo: Coinvolgere i ragazzi in attività di gruppo può favorire la socializzazione e il senso di appartenenza. Giochi, laboratori creativi o sport possono essere ottimi strumenti.
  • Supporto individuale: Offrire sessioni di supporto individuale può aiutare a trattare questioni specifiche e a lavorare su obiettivi personali.
  • Educazione emotiva: Insegnare ai ragazzi a riconoscere e gestire le proprie emozioni può essere molto utile. Tecniche come la mindfulness possono essere integrate in questo processo.
  • Coinvolgimento della famiglia: Coinvolgere i familiari nel percorso di intervento può rafforzare il supporto e migliorare la comunicazione.
  • Obiettivi graduali: Stabilire obiettivi piccoli e raggiungibili può aiutare i ragazzi a sentirsi motivati e a vedere progressi nel loro percorso.
  • Utilizzo della tecnologia: In alcuni casi, l’uso di piattaforme online o app può facilitare la comunicazione e l’interazione, specialmente per i ragazzi più introversi.

Nel trattamento di situazioni di ritiro sociale è fondamentale considerare che ogni ragazzo e famiglia ha una storia a sé e pertanto anche il progetto d’intervento va elaborato in funzione delle caratteristiche e delle risorse specifiche.